Buono, bello, grande (È nato un bambino di cinque litri)

Misurereste il latte in metri? Quanti decimetri di latte bevi al giorno?
Misurereste la distanza in chili? Quanti chili hai percorso oggi?
Misurereste la massa o il peso in litri? Nato bimbo di cinque litri.

È il comune errore in cui cadono anche persone di genuino intelletto, di buona cultura e eloquio sperticato, nel momento in cui rivolgono o ascoltano una critica.

La critica quello strumento del pensiero che utilizziamo per incasellare ogni cosa nel suo giusto insieme.
È né più né meno che una signora filippina che vi aiuta a mettere in ordine l’armadio.
Le camicie con le camicie, i maglioni tra la roba invernale, giacche da un lato, scarpe dall’altro.

Allora attenzione a non confondere la Bellezza con la Morale (o l’Etica), o con la Quantità.

Riprendo uno scambio di battute del film “Scoprendo Forrester”:
“Così vedremo se le sue qualità vanno più in là della pallacanestro”
“Oltre”
“Cosa?”
Più in là è una valutazione di misura, oltre è una valutazione di merito”.

Ah! Il mondo delle parole, e il santissimo dizionario!
il-buono-il-brutto-il-cattivo

Rose come gatti, meditazione botanico-felina in tre gatti e mezzo

Primo gatto:prologo
Tempo fa conoscevo una signora molto amante dei gatti di razza. La sua razza preferita erano i persiani. Quelli con il muso schiacciato, la linguetta di fuori, quella faccetta da Gremlin appena uscito dalla doccia…

Secondo gatto: l’enunciato
La signora aveva appena comprato una gatta persiana purissima, pagandola pure cara, e me ne parlava orgogliosamente. Io dissi che a me non piaceva poi molto e che preferivo i gatti “normali”, i randagetti allegro mix di colore.
La signora, che era una brava donna e non si inalberava per le differenze di gusti, mi disse: “Eeeeh, io non ci posso fare niente, a me piace questo tipo di gatto, come a te piacciono certi tipi di rose che le devi ritirare per posta”.

Terzo gatto: la meditazione
Quella frase troncò i miei ardori di egualitarismo botanico-felino. Chi comprerebbe una rosa canina? Si farebbe una talea, piuttosto.
Se io ho diritto di preferire le galliche e le damasco, perchè la brava signora non avrebbe il diritto di preferire i persiani o gli angora? E badate che parliamo in entrambi i casi di specie viventi, sebbene solo un sofisma possa porre su un piano egualitario l’etica soggiacente alla cura degli animali e a quella delle piante.

Ultimo (mezzo) gatto: il quesito
La signora aveva un lecito, spiegabile, diritto di spendere i suoi soldi per acquistare un animale particolare?
Si può porre sullo stesso piano l’acquisto di una rosa e quello di un gatto?
Esistono altri corollari a margine di questa meditazione?

L’etica dell’informazione giardinicola

Esiste un’etica nell’informazione giardinicola? Secondo alcuni sì. Si tratterebbe di rinunciare ad ogni commento nella stesura delle informazioni orticolturali che riguardano le piante. Un po’ come accadeva prima degli anni ’30 negli Stati Uniti, quando si richiedeva ai giornalisti la precisione e l’asetticità delle informazioni: “Tanti piselli un tanto al sacchetto” era il motto dell’imparzialità giornalistica.
Ai commenti si darebbe spazio nelle riviste, non nelle enciclopedie. Ha una sua logica, bisogna dire, purché nelle riviste l’informazione non si riduca al puro commento, come spesso accade.
Il commento è nè più nè meno che l’esternazione della personalità dell’autore, del suo gusto, della sua esperienza (o mancanza di esperienza), dell’ambiente sociale e culturale dal quale proviene,del suo sesso, età, cultura, preferenze botaniche, principi estetici, etici e morali, persino del suo essere a conoscenza del target a cui punta.

Molti si lagnano che la Garzantina di Pizzetti non sia un’enciclopedia, ma una sorta di ibrido tra un pamphlet, un diario personale e un libro sui fiori.
Il valore delle Garzantine è sempre stato quello propedeutico ad altre letture più specializzate, pur mantenendo un’imparzialità informativa di base che le ha da sempre rese strumento importante di consultazione scientifica per studenti e studiosi.
In questo senso dovremmo ammettere che Pizzetti tradisce ben volentieri questo principio, non limitandosi -giornalisticamente parlando- allo straight reporting, ma allo interpretative reporting che -ad oggi- è il modello di tutti i più importanti giornalisti professionisti.

Quindi la Garzantina dei Fiori si pone in maniera anomala rispetto alle altre garzantine, e io credo che non potesse essere differentemente visto il personaggio che l’ha realizzata e il tipo di materia analizzata, così subdolamente al confine tra la scienza esatta e l’arte più volatile.
Che Pizzetti non riuscisse a dire “tanti piselli, un tanto al sacchetto” senza infilarci più o meno di straforo un suo commento, era un dato inevitabile. Pizzetti era un artista, oltre che un giardiniere, anzi, forse era più un artista-giornalista che un giardiniere. Un po’ come Vita Sackville-West, di cui si dice che fosse il suo giardiniere a tenerle in piedi il giardino e che i suoi gusti non fossero poi così raffinati. Ma gli articoli! Oh, gli articoli! Quelli sì che sono dei capolavori, forse ancor più del suo giardino stesso. E pensare che lei li disprezzava chiamandoli: “Quella robetta che mi pubblicano sull’Observer“.

E allora? Cosa dire agli amici che cercano informazioni “assolute” su piante e fiori? Io personalmente direi che esistono altre enciclopedie molto buone e del tutto imparziali a cui attingere, e poi c’è l’esperienza diretta. L’errore in cui si cade è “divinizzare” un opposto o l’altro. Il filosofare senza fare (di cui a qualche coglione sembra che io sia paladina solo perché mi mancano i soldi per comprarmi le piante) e il fare ottuso, privo di qualsiasi connotazione estetica o emotiva, di qualsiasi interpretazione, domanda o riflessione.

Pizzetti non è infallibile e a volte dà dei consigli su cui francamente si può sollevare più di un’obiezione. Molte sono le piante su cui si appunta il suo sdegno per come vengono usate, molte altre sono quelle sulla cui bellezza ironizza. Alcune sono quelle per cui prescrive situazioni estetiche particolari, ma in nessun caso mi è capitato di leggere un giudizio così severo come sui gladioli.
Il gladioli, secondo Pizzetti, sono appena accettabili in vaso, mai in giardino. È una affermazione non troppo ben spiegabile soprattutto perchè posta come un diktat.
Speriamo non molti ne tengano conto, immaginando che Pizzetti dovesse avere un suo motivo particolare per sconsigliare i gladioli in giardino.

I gladioli sono molto belli in giardino, invece, sia nella ormai indistruttibile brodura mista (apice della ottusità giardinicola italiana), sia in versione cottage che in variante “Lloydiana”-tropicaleggiante, dove il fogliame slanciato è apprezzato, sia in versione prairie, tra le graminacee, che ne smorzano l’effetto spadiforme che a molte signore chic non piace, tra fiori semplici che punteggino l’erba (anzi, a questo scopo Pizzetti consiglia di usare il G. byzantinus). Tra l’altro in mezzo all’erba alta, il gladiolo sarà sorretto e perderà quella brutta abitudine di piegarsi all’attaccatura del colletto, evitando il fastidio di sorreggerli con cannucce.
Ma molto meglio rendono in quei giardini dalla terra grossolana, al limitare tra campagna e città, lungo un muro esposto a sud, vicino ad altre bulbose come narcisi, anemoni, crochi, ecc. Un cutting garden all’italiana, insomma. Una macchia di gladioli in un vecchio giardino, tra un hibiscus e una vetusta magnolia, un po’ dietro il fogliame compatto degli asparagi, da raccoglierne qualcuno quando si passa col cappello di paglia in testa per proteggersi dal caldo. Un cespo fitto e non diviso di gladioli nella villetta di una vecchia stazioncina di provincia, dove fioriranno indisturbati da Trenitalia. Gladioli “mediterranei”, d’accordo, ma ogni pianta ha la sua vocazione in luoghi che hanno una vocazione. Se il luogo non ha vocazione, nessun fiore lo renderà bello.

Per finire come non citare il famoso Gladiolus psittacinus, accorsatissimo dai designer più estrosi, o il Gladiolus tristis, dalle sfumature crema-verdastre, amatissime per gli accostamenti più raffinati. O dei gladioli a fiori meno serrati e gola macchiata, come ‘Elvira’, ‘Ninph’, Prins Claus’ o il bellissimo G. papilio, dai curiosi fiori reclinati, anche questi macchiati di verde e porpora.

E per i gladioli in vaso? Io ritengo che il miglior modo di coltivarli sia piantarli in massa, cromaticamente omogenea o no, purchè il vaso ne sia completamente pieno e in estate trabocchi letteralmente.

A quel punto si potrà avvicinare a qualche altro vaso o lasciare isolato a seconda delle preferenze.

Così parla Hannah Arendt

Duepuntivirgolette

“La sfera pubblica ha perso la capacità d’illuminazione che faceva parte della sua natura originaria. Nei paesi del mondo occidentale, in cui la libertà dalla politica è stata inclusa costantemente, dal tramonto del mondo antico in poi, tra le libertà fondamentali, diventano sempre più numerosi coloro che fanno uso di tale libertà e si sono allontanati dal mondo e dagli obblighi che hanno al suo interno […]. Ma ad ognuno di questi arretramenti si verifica una perdita, quasi comprovabile, verso il mondo: ciò che si perde è la mediazione, specifica e in genere insostituibile, che si sarebbe dovuta formare tra l’individuo e suoi simili […]L’atteggiamento fondamentale dell’individuo moderno, che nella sua alienazione dal mondo rivela davvero se stesso solo nella sfera privata e nell’intimità degli incontri faccia a faccia”.

Hannah Arendt Men in dark times,

Hartcourt Brace, New York 1983, p. VIII

Era un po’ quello che volevo dire con questo articolo. E’ bello vedere come ci siano persone che la pensano come te nel mondo, e che queste persone riescano a spiegare quello che pensi tu in maniera talmente limpida e lineare come tu non avresti saputo.
E’ davvero confortante, soprattutto quando si pensa a certe figure inquietanti che si aggirano nella rete giardinicola.

Sono solo canzonette

09/24/08
Sono solo canzonette
Filed under: Arte ed Estetica
Posted by: Lidia @ 12:48 pm

Ma non prendiamoci sul serio. Il giardino è il giardino…cioè, ragazzi, è solo un giardino. Mica è importante. Cioè, vogliamo mettere il giardino con una cosa veramente artistica, come il découpage? Cioè, a me sembra che si stia esagerando,no? Voglio dire, nel giardino uno si passa il tempo, chiacchiera con i vicini, cioè, è giusto un hobby per gli anziani, soprattutto per le signore vecchie che non hanno niente da fare e stanno fuori in giardino a sgranare piselli o fare l’uncinetto.
Lo so anche io che comporre i fiori e le piante è un po’ come fare un quadro, ma le piante sono già là, mica le devi disegnare…insomma, che merito c’è? E poi tutte le piante stanno bene tra di loro, no?
Voglio dire, il giardino è solo un pezzo di terra, non è mica il salotto! nel salotto sì che devi spremerti le meningi, e poi, le piante costano pochi euro, voglio dire, un geranio costa neanche 3 euro, mentre i mobili sono molto costosi, cioè, vuoi “mettere?

Domanda: non è che noi, facciamo lo stesso discorso, ad un livello solo appena un po’ più alto?

Sembra a molti che il giardino non possa, non DEBBA avere niente a che vedere con problemi sociali, estetici, filosofici, interiori, con i rapporti interpersonali della vita quotidiana moderna. Che debba essere affrontato solo dal suo punto di vista tecnico.
E se no?


4 Responses to “Sono solo canzonette”
1. irene colombo Says:
October 11th, 2008 at 2:04 pm e
gent. Lidia, sono una principiante assoluta, ma mi sto impegnando e leggendo per sapere un po’ di più .Navigando mi sono imbattuta nel sito CdG in cui lei parla del suo modo di “non” concepire i giardini e ho pensato:”cavolo”! Detesto le bordure colorate, i giardinetti cimiteriali davanti alle case (villette) mi danno l’angoscia, le “architetture dei giardini” mi fanno venire la depressione. Non parliamo dei “prati all’inglese sui quali potrei anche mettermi a piangere!!! Tra poco (lo spero, lo spero, lo spero…) andrò ad abitare in campagna, in un posto sperduto tra le vigne e non so ancora cosa farò dello spazio che c’è intorno alla casa…Certo cercherò di non “addomesticarlo” in modo turpe. Spero di leggerla ancora. saluti. irene colombo
2. ezio Says:
October 18th, 2008 at 9:46 pm e
Lidia , mi avevi fatto credere che per fare un giardino bisognava conoscere gli abbinamenti dei colori ,e che occorreva essere un pò pittori, e che fare giardinaggio era un arte. Praticamente ora mi fai capire che quello che faccio io: mettere le piante un pò a caso va bene lo stesso. Non sarà come fa il consulente finanziario che ti consiglia una serie di buone azioni e se tu invece le scegli a caso, magari dopo un pò di tempo il risultato è migliore?
3. Lidia Says:
October 20th, 2008 at 3:20 pm e Grazie Irene ed Ezio. Io non so se il mio modo di concepire il giardino sia “quello giusto”, anzi non penso che esista un “modo giusto”. Penso che per fare del buon giardinaggio bisogni conoscere sia le tecniche orticole che l’accostamento dei colori, e che poi bisogni andare oltre. Quindi non è che sia proprio favorevole per le “cose a caso”, che spesso sono troppo “a caso”. Non disprezzo neanche i girdini classici ben fatti, o le belle bordure che hanno qualcosa da dire, come quelle di Christopher Lloyd. Solo, penso che non ci si debba fermare a questo, che la ricerca del qualcos’altro (che poi è l’etica dell’estetica), non sia da guardare come qualcosa di inopportuno nel giardino.
4. Luigi Prisc Says:
October 24th, 2008 at 1:08 pm e
lasciare tutto al caso forse no.. ma il troppo orine non è una cosa naturale, è più un modo di pensare tipicamente umano. preferisco far l’ingegnere solo al lavoro e nel mio campo mettere un pò quello che la follia mi consiglia. magari anche in maniera pseudo ordinata, ma stare a pensare gli abbinamenti cromatici e le potenzialità di crescita mi farebbe perdere molto del senso che attribuisto al giardino, ovvero donarmi relax e distanza dall’umanità

La risposta è dentro di te, anche se è sbagliata

09/18/08
La risposta è dentro di te, anche se è sbagliata
Filed under: Arte ed Estetica
Posted by: Lidia @ 10:30 am

Pascal scrisse che noi non cerchiamo le cose, ma la ricerca delle cose.
Io non amo le piante in se stesse. Mi piacciono molto, ma non mi coinvolgono emotivamente. Le piante sono per me un mezzo per arrivare ad altro. Sono il “mio” mezzo, perché ognuno ha il proprio.
Arrivare a cosa, poi? Non importa, purché si batta un sentiero.

E’ un idealismo da quattro soldi, forse.

Politicamente corretto

08/30/08
Politicamente corretto
Filed under: Giardinaggio e natura, Arte ed Estetica
Posted by: Lidia @ 5:26 pm

Questa locuzione, politicamente corretto nasce nei paesi anglofoni. Se fosse nata in Italia avrebbe più verosimilmente suonato come “eticamente corretto”, e probabilmente avrebbe avuto un significato più profondo che non il salvataggio delle apparenze.
Spesso chi è politicamente corretto (il che non vuol dire “eticamente corretto”) riesce ad essere una gran carogna e a rimanere impunito, solo per il fatto di avere salvato le apparenze, di essersi cioè comportato pubblicamente secondo modelli accettabili, o addirittura virtuosi.
Io diffido dei politicamente corretti, mi fanno orrore.

Politicamente corretto non equivale a “correttezza, giustizia, assennatezza”. Nel migliore dei casi è un modo supino, prono, ottuso, di vedere le cose, tipico delle persone che non sanno ragionare con la propria testa, e che hanno bisogno di regole e regolette alle quali attenersi. Se poi siano giuste o sbagliate poco importa, l’essenziale è che ci siano e che siano socialmente accettate. Il buon senso non conta, conta solo il “non passare dalla parte del torto”.

Nel caso peggiore “politicamente corretto” è il riuscire a metterla nel didietro agli altri, facendogli credere di avergli fatto un favore, ed aspettandosi altezzosamente riconoscenza per la propria generosità.
Vi viene in mente qualcuno?

Ma facciamo un esempio:
De gustibus non dispuntandum est è politicamente corretto e molto ottuso. Se da un lato l’arroganza intellettuale è fastidiosa, dall’altro il qualunquismo esagerato di altri lascia ancora più stupefatti.
Non sia mai criticare il cattivo gusto degli altri: si viene subito tacciati per snob, per quel tipo di giardiniere che vuole solo le rose inglesi, che odia il rosso e l’arancione, e che storce il naso appena sente parlare di gerani.
In Italia questo sciocco buonismo è la linfa stessa della cultura del giardinaggio, che per questo motivo difatti non esiste.

Alle riviste conviene: con una faccia fanno l’inchino al Principe Carlo e alla sua tenuta ecocompatibile di Poundbury, e con l’altra faccia ci insegnano come diradare le petunie. Così non si alienano la consistente fetta dei giardinieri dai gusti vaghi ed approssimativi.
Di scrittori e giornalisti non ne parliamo: sono come polvere negli occhi! Non esprimono giudizi per non ferire l’altrui mediocrità, e poi ci si aspetta che la cultura del giardinaggio cresca. E come? Per miracolo divino?
De gustibus un corno. A furia di non disputare si diventa supinamente acquiscenti a qualsiasi zozzeria o assurdità ci venga proposta: dai pratini con le ciotole di pansè, ai vari muri verdi, e a tutte le stronzate e stronzatine dei grandi progettisti internazionali.
In Italia si disputa di ogni stupidità: dalle gomme della Ferrari al lifting di Simona Ventura. Possibile che il giardinaggio non rientri tra le cose disputabili, solo per “paura di offendere”?


2 Responses to “Politicamente corretto”
1. Noor Says:
September 12th, 2008 at 9:34 am e
Lidiuzza… l’ho già detto che ti adoro, vero? :oD

2. Lidia Says:
September 12th, 2008 at 12:26 pm e
Tu? Mai abbastanza, vecchio mio…

Di Destra o di Sinistra?

Di Destra e di Sinistra
Filed under: Arte ed Estetica
Posted by: Lidia @ 5:41 pm

La Politica, nella sua accezione più elevata, è una scienza, o un’arte, che risponde in maniera particolarmente mirabile ai principi di Etica, e l’Etica è sempre stata legata all’Estetica, e quindi alle Arti.
Sebbene la contemporaneità tenda a disgiungere Etica ed Estetica, queste tendono sempre a riunirsi magicamente, anche laddove sembrano disgiunte.
E un giardino? Può essere di Destra o di Sinistra?

2 Responses to “Di Destra e di Sinistra”
1. Alessandro Says:
September 12th, 2008 at 7:11 am e
Sono dell’idea che un giardino non deve definirsi di destra o di sinistra. Trovo sia una suddivisione che avviene ad un livello più basso del carattere proprio del giardino. Il giardino sta sopra, è estetica ed etica a livello superiore. Tuttavia credo che il giardiniere, nel creare il proprio giardino, inevitabilmente attua delle scelte dettate dalla propria esperienza personale, formatasi con la propria visione della vita, lasciando più o meno trasparire la collocazione politica nel suo modo di fare. Come già scritto in questo Blog, il giardino è espressione di sé, e quindi anche della propria fede politica. Possono essere evidenti quindi i tratti politici del giardiniere, soprattutto quando inesperto, si lascia guidare dalla passione, senza uno schema chiaro, senza un obiettivo da raggiungere. Diversamente, il voler collocare il proprio giardino affinché susciti sensazioni al visitatore, che lo inducano a visioni per così dire di Destra o di Sinistra, è un limite dell’esecuzione, perché il giardino serve a cose più elevate e primarie per la vita. Il valore estetico ed etico di un giardino deve essere per tutti, senza distinzioni, per non rischiare di essere anch’esso il veicolo di una regressione culturale.
2. Lidia Says:
September 12th, 2008 at 12:33 pm e C
oncordo totalmente con te, ed in effetti la mia voleva essere una domanda provocatoria proprio di questo genere di risposte. Tuttavia non generalizziamo. Difatti io ho scritto UN giardino, non IL giardino o IL giardinaggio. Voglio dire altre due cose: molti vorrebbero il giardinaggio di destra, conservatore, ortivo, solitario. Ma anche i socialdemocratici se ne sono appropriati, con la loro politica sociale degli orti urbani e degli orti senza casa. Anche la Chiesa lo ha fatto, con la Ligue du Coin de Terre e du Foyer. Poi la protezione dell’ecosistema è passata in mano ai Verdi, notoriamente di Sinistra, si è visto con quali risultati. Questo tanto per dire che ad ognuno, in Italia, sta bene fare proprie delle “missioni sociali” che puntualmente non vengono rispettate.